PRESENTATION IT&US

21.10.2024

An international poetry, vocal, sound and music collaboration featuring poems by George Wallace (USA) 'vocally rewritten' by soprano Ana Spasic (IT&RS) through musical ambiance composed by Francesco Paolo Paladino (IT).

Exploring border lands of music: 

terre musicali di confine


Prima di ogni cosa c'era la poesia. La poesia di un gesto, di una entità vegetale, di un silenzio, di un suono o di una parola; George Wallace ha regalato un bouquet di sue poesie tratte dalla raccolta "Resurrection Song" ad Ana Spasic lasciandola libera di interpretarle secondo la sua sensibilità artistica. La Spasic, ha messo in discussione il suo ruolo di affermata e raffinata interprete di musica futurista per trovare la giusta via che potesse fare emergere la bellezza della poesia di Wallace. Per fare ciò si è rivolta alla figura poliedrica di Francesco Paolo Paladino. Dopo un rodaggio senza problemi di scadenze e di tempi ravvicinati la collaborazione tra un soprano non certo ortodosso e un compositore elettronico che ama definirsi "non musicista" ha dato i suoi frutti attraverso un'esplorazione fuori da ogni forma di classica catalogazione di generi. Attraversando le terre musicali di confine celebrate dal compianto Franco Bolelli, come un'aragosta che proprio nel cambiamento riacquista la propria longevità e abbandona il vecchio carapace, nasce un "tertium genus" e svanisce ogni concezione di conservatorismo. Se questo percorso è stato, nel passato, terra molto battuta da musicisti rock che hanno risalito la corrente del fiume sonoro verso lidi sperimentali e classici, questa volta il percorso è l'esatto contrario (e qui sta l'originalità della proposta) da una roccaforte "conservatrice" per antonomasia (il Conservatorio) si scende alla sperimentalità del mondo contemporaneo. Si abbandona così ogni intenzione formale e non si rivolge ad un pubblico con determinati gusti o aspettative, si sperimenta direttamente dall'interno toccando e talvolta tirando anche corde estreme. Nella sua liquidità si genera una musica che non è semplice carezza ma un nucleo pulsante che accoglie ed è generata dal contatto con i versi poetici di Wallace che richiamano il passato di un poeta della beat generation, del attualissimo realismo poetico americano ed il cubismo europeo, da lui ricercato oggi nelle parole. Seguendo questo iter la musica sembra suggerire di abbandonare ogni sorta di preconcetto mentale.

È proprio in questo clima postmoderno di cambiamento e movimento fluido di trasformazione che nasce "THE PLAINS OF PO". Un crossover musicale con un percorso originale che tra chiari e scuri intreccia musica acustica ed elettronica, in cui le melodie vocali giocano con scale modali, contrappunti, dissonanze, rumorismi; in cui i recitativi sono appoggiati e poi scivolano su strutture sonore ipnotiche di armonici ed echi melodici degli archi, chitarra e oboe, vibrazioni o rumori utilizzati come fossero un'amalgama strutturale. Tutto questo rifiutando una didattica e prevedibile soluzione di continuità ma aprendosi alla possibilità delle musiche esistenti siano esse classica, jazz o moderna.

La distonia interiore della natura umana è espressa quasi simbolicamente nello scontro tra "ottimismo e pessimismo" in un prezioso gioco musicale e vocale di "effeuiller la marguerite" (nel brano Summer Daisies) che indaga da vicino l'incoerenza (e la vastità) dell'animo umano.

I versi di Wallace dopo essere diventati materia (poetica) elettroacustica si spalmano nel tragitto finale con incredibile audacia sull'espressività di un riverbero pianistico che sgorga come un rivolo di montagna, grazie alla partecipazione al progetto del meraviglioso pianista Umberto Petrin, che con amore fa rivivere i fasti di un pianoforte Bechstein del 1826 accordato rigorosamente a 432Hz, quasi questa ulteriore tappa del viaggio sonoro fosse la prolusione per nuove avventure dove ricominciare a conciliare nel presente il passato e il futuro.

Ana Spasić e Francesco Paolo Paladino


NETHERLANDS


 Karlheinz Stockhausen:

«The problem with music education is that we have conservatories, but we need exploratories».

John Cage:

«It is not necessary to give up the past to enter the future. When you change things you don't need to lose them."

Exploring border lands of music 

Before everything there was poetry. The poetry of a gesture, of a vegetal entity, of silence, of a sound or a word; George Wallace gave to Ana Spasic a bouquet of his poems taken from the collection "Resurrection Song", leaving her free to interpret them according to her artistic sensitivity. Spasic, in her role as an established and refined interpreter of futurist music, turned to the multifaceted figure of Francesco Paolo Paladino to find the right way to bring out the beauty of Wallace's poetry. Through an examination of problems regarding cadences and close tempos, the collaboration between an unorthodox soprano and an electronic composer who likes to define himself as a "non-musician" has borne fruit, in the form of an exploration outside of any form of classic cataloging of genres. Helping to cross the borderlands as it is celebrated by Franco Bolelli, like a crustacean extends its life through change and abandons the old carapace. Thus a "tertium genus" is born and any conception of conservatism has vanished.

If this path has been, in the past, a well-trodden ground for rock musicians who have followed the current of the river of sound towards experimental and classical shores, this time it is the exact opposite (and here lies the originality of the proposal). From a "conservative" stronghold par excellence (the Music Conservatorio) we descend to the experimentalism of the contemporary world. Thus, any formal intention is abandoned and it is not aimed at an audience with exact tastes or expectations, it is experimentation directly from within, touching and sometimes even pulling extreme strings. In its liquidity a music is generated not as a simple caress but a pulsating nucleus that welcomes and is generated by contact with Wallace's lyrics which recall the past of a poet of the beat generation, of the very current American poetic realism and European cubism, sought by him nowadays in words. Following this process, the music seems to suggest abandoning any sort of mental preconception.

It is precisely in this postmodern climate of change and fluid movement of transformation that "THE PLAINS OF PO" was born. A musical crossover with an original path that intertwines acoustic and electronic music between light and dark, in which the vocal melodies play with modal scales, counterpoints, dissonances, noises; in which the recitatives are supported and then slide on hypnotic sound structures of harmonics and melodic echoes of the strings, guitar and oboe, vibrations or noises used as if they were a structural amalgam. All this by rejecting a didactic and predictable solution of continuity but by opening up to the possibility of music that exists in its own dimensions, be it classical, jazz or modern.

The inner dystonia of human nature is expressed almost symbolically in the clash between "optimism and pessimism" in a precious musical and vocal game of "effeuiller la marguerite" (in the song Summer Daisies) which closely investigates the incoherence (and vastness) of the human soul.

Wallace's lyrics, after transformation into electroacoustic (poetic) material, are spread in the final journey with incredible audacity via the expressiveness of a piano reverberation that flows like a mountain stream, thanks to the participation in the project of the wonderful pianist Umberto Petrin, who with love resurrects the glories of a Bechstein piano from 1826 rigorously tuned to 432Hz, as if this further stage of the sonic journey were the prelude for new adventures in which to begin reconciling the past and the future in the present moment.